non abbiamo bisogno di queste nere consolazioni nascoste in vuote domande
usciamo fuori
andiamo a giocare
squarciamoci il ventre
voglio volare con le budella alla deriva
lunedì 11 luglio 2011
sabato 9 luglio 2011
lunedì 20 giugno 2011
trapasso nel vento, sui ciottoli, la spuma, lattugine d'alga e frammenti di sale su per il naso, per gli occhi, per l'osso spugnoso impregnato di dubbi, dubbi bianchi e dubbi neri e mai colorati. dov'è il colore? lo ritroverò nelle foto domani, tra un anno, al prossimo addio, al primo mattino che senza caffè mi troverà a fare tardi? trapasso nel lento, nel grumo del letto, nel punto risorto tra un emicervello e un emo cervello che trattiene ancora la paura e il desiderio di andare e frammenta parole senza insegnare alle mani a ricomporle ritorno sulla spiaggia, sui ciottoli dei miei dubbi, ciottoli bianchi e ciottoli neri e mai colorati. Trapasso il cancello, salgo le scale, inseguo l'odore, inseguo il tuo sogno, il tuo sguardo parallelo e rivolto altrove che non incontra nulla e lì mi ripiego. nel vento, nel lento, nel cancello del tempo.
mercoledì 1 giugno 2011
le danze dei corpi giravolte di braccia a indossare maniche, ciondoli asimmetrici di piedi appesi a concave caviglie, rivoluzione d'anche pianeti intorno al cazzo del sole, frullare di dita nell'aria e vaghezza di ventri, spugne intestinali, bocche di culo a succhiare aria e rutti di orecchie, moccianti le bocche e goccianti le vulve e liquide lingue raspette calde e aromatiche su nuvola di ombelico affondato in creste di peli nella curva del culo, sciogliersi di denti e tramestio di vertebre incurvate e alveoli spiegati, fiori di convolvolo ad annusare atomi di odori del tempo che fluttua palpitante nelle vene, sangue avvelenato e sperma solitario accolto dalla coppa delle mani e teso in fili di ragno passeggia lo sguardo sui gradini delle tue ciglia e delle mie ginocchia.
e dorme e dorme e dorme
e dorme e dorme e dorme
venerdì 27 maggio 2011
giovedì 28 aprile 2011
giovedì 21 aprile 2011
mercoledì 20 aprile 2011
mi masturbo per riempire un vuoto.
mi masturbo mentre mi dico che sono una merda, vecchia, sola, che lei sì che vale qualcosa, fa tante cose, è indipendente, legge, si informa, è saggia e curiosa ed è per questo che qualcuno la ama ma a me no, faccio schifo non so fare altro che lamentarmi e piangermi addosso, volgare spocchiosa inutile parassita presuntuosa ignorante.
a ognuno la sua fantasia.
vengo subito.
poi ricomincio.
sei una merda, ecc. ecc.
mi masturbo mentre mi dico che sono una merda, vecchia, sola, che lei sì che vale qualcosa, fa tante cose, è indipendente, legge, si informa, è saggia e curiosa ed è per questo che qualcuno la ama ma a me no, faccio schifo non so fare altro che lamentarmi e piangermi addosso, volgare spocchiosa inutile parassita presuntuosa ignorante.
a ognuno la sua fantasia.
vengo subito.
poi ricomincio.
sei una merda, ecc. ecc.
martedì 19 aprile 2011
giovedì 14 aprile 2011
giovedì 31 marzo 2011
martedì 22 marzo 2011
venerdì 18 marzo 2011
mercoledì 16 marzo 2011
martedì 8 marzo 2011
forse, o anche senza forse, nella vita c'è una sola unica occasione per incontrare qualcuno che ci si affianca con grazia, armonia, l'equilibrio perfetto di distanza e desiderio, abbastanza fastidio per non accasciarsi e spazio per crescere ed essere senza paura di sbagliare.
io penso che per ognuno di noi ci sia solo un'altra persona così in questa vita.
io vivo nella certezza, nell'assoluta certezza, che non incontrerò mai quella persona.
perché l'ho già incontrata.
e non si è fermata.
e devo essere io, per me stessa, quel desiderio, quel fastidio, quella spinta, quelle braccia, quello spazio.
io penso che per ognuno di noi ci sia solo un'altra persona così in questa vita.
io vivo nella certezza, nell'assoluta certezza, che non incontrerò mai quella persona.
perché l'ho già incontrata.
e non si è fermata.
e devo essere io, per me stessa, quel desiderio, quel fastidio, quella spinta, quelle braccia, quello spazio.
lunedì 28 febbraio 2011
mercoledì 23 febbraio 2011
mercoledì 16 febbraio 2011
mercoledì 9 febbraio 2011
giovedì 3 febbraio 2011
trasferisco oggetti da un luogo che è permanentemente finto a uno che è fintamente permanente.
non so cosa sto cercando di fare ma potrebbe funzionare.
costruire un luogo fintamente finto.
ché di permanentemente permanente c'è solo la celletta al cimitero.
per ora funziona bene a perdere tempo nel pensare a cosa sto facendo per non fare quello che dovrei fare.
non so cosa sto cercando di fare ma potrebbe funzionare.
costruire un luogo fintamente finto.
ché di permanentemente permanente c'è solo la celletta al cimitero.
per ora funziona bene a perdere tempo nel pensare a cosa sto facendo per non fare quello che dovrei fare.
mercoledì 2 febbraio 2011
punto alla bancarotta morale, per esaurimento di idee stronze e di energia da dedicare alle frustrazioni, alle distruzioni attive.
se verranno, verranno.
punto a vivere come la sera
che accoglie tutto
senza districare quando, come, perché
ho voglia di ballare un lento da terza media, fumare una sigaretta con qualcuno che non abbia bisogno di difendersi, che non faccia venire a me voglia di difendermi.
se verranno, verranno.
punto a vivere come la sera
che accoglie tutto
senza districare quando, come, perché
ho voglia di ballare un lento da terza media, fumare una sigaretta con qualcuno che non abbia bisogno di difendersi, che non faccia venire a me voglia di difendermi.
martedì 1 febbraio 2011
lunedì 31 gennaio 2011
oggi faccio più fatica di ieri che sembravo un furetto.
oggi non è comodo sentirsi schiacciata dal peso di aspettative e di voglie che non hanno nome, né volto e nemmeno so se sono mie.
mi hai tenuto per mano e mostrato che non mi conosco come credo, forse per niente.
sono piena di pezzi e comportamenti che ho accumulato come un esoscheletro, pezzi che non sono miei, che mi hanno tenuta insieme.
io sono sotto, dentro. non mi vedo troppo bene, mi sento ovattata.
allora tendo l'orecchio. strizzo gli occhi.
non ho paura perché voglio avere paura, è la giusta distanza per vedere qualcosa. presbiopie.
però verso sera m'impolvero, m'impasto e diventa difficile ascoltarmi, vedermi.
allora mi spavento.
intorno a casa mia ci sono rovi pieni di occhietti che aspettano di diventare more nere e aspre.
oggi non è comodo sentirsi schiacciata dal peso di aspettative e di voglie che non hanno nome, né volto e nemmeno so se sono mie.
mi hai tenuto per mano e mostrato che non mi conosco come credo, forse per niente.
sono piena di pezzi e comportamenti che ho accumulato come un esoscheletro, pezzi che non sono miei, che mi hanno tenuta insieme.
io sono sotto, dentro. non mi vedo troppo bene, mi sento ovattata.
allora tendo l'orecchio. strizzo gli occhi.
non ho paura perché voglio avere paura, è la giusta distanza per vedere qualcosa. presbiopie.
però verso sera m'impolvero, m'impasto e diventa difficile ascoltarmi, vedermi.
allora mi spavento.
intorno a casa mia ci sono rovi pieni di occhietti che aspettano di diventare more nere e aspre.
sabato 29 gennaio 2011
mi butto addosso agli uomini, alle cose, come una valanga al disgelo: inconsapevolmente, egoisticamente, ciecamente.
ma poi siete così duri o forse è la velocità.
non trovo mai quello che cerco.
sarebbe utile imparare a tenere gli occhi aperti, godermi lo schianto, essere curiosa, mirare alla pancia non alla testa, avere paura davvero.
ché nell'incosciente non c'è negazione
e non ho voglia di essere saggia, perché saggia è un bel nome per vigliacca moralista del cazzo e il cazzo non se la merita, la morale.
forse un altare
ma poi siete così duri o forse è la velocità.
non trovo mai quello che cerco.
sarebbe utile imparare a tenere gli occhi aperti, godermi lo schianto, essere curiosa, mirare alla pancia non alla testa, avere paura davvero.
ché nell'incosciente non c'è negazione
e non ho voglia di essere saggia, perché saggia è un bel nome per vigliacca moralista del cazzo e il cazzo non se la merita, la morale.
forse un altare
venerdì 28 gennaio 2011
è giunto il momento di tirare fuori dal cassetto le cavigliere del kathakali.
anche se le ho comprate dai pakistani in spiaggia in liguria e non sono del kathakali.
anche se le ho comprate dai pakistani in spiaggia in liguria e non sono del kathakali.
specchio, specchio delle sue brame, dimmi chi è la più bella del suo reame che io almeno possa confezionarmi un abito di quella misura, passare le ore migliori della mattina a decidere come pettinarmi per piacergli, cosa dire per farlo parlare, come respirare per farlo sorridere e poi sentirmi vuota e stupida prima di addormentarmi la sera
giovedì 27 gennaio 2011
tu che m(i)spii(h)
la mia paura è che ogni passo a cercarmi è un passo a perdermi o a trovarmi e non so dire la differenza.
siamo entrambe curiose ma io ho bisogno di sentirmi abbracciata da dietro per tendere le mani verso il mondo
let it burn through you if it's the light of truth
la mia paura è che ogni passo a cercarmi è un passo a perdermi o a trovarmi e non so dire la differenza.
siamo entrambe curiose ma io ho bisogno di sentirmi abbracciata da dietro per tendere le mani verso il mondo
let it burn through you if it's the light of truth
mercoledì 26 gennaio 2011
tra i vantaggi di questo piangere molto, c'è che mi vengono gli occhi verdi come quando faccio bene l'amore.
tra gli svantaggi di questo nervo scoperto che sono adesso, c'è che ad ogni spiacevolezza, ad ogni frustrazione, mi si gonfia il clitoride di rabbia repressa, rosso come una prugna rossa, e mi masturbo con furia e senza rispetto nei cessi di qualunque posto.
né piangere né venire mi danno alcun sollievo, alcuna soluzione.
tra gli svantaggi di questo nervo scoperto che sono adesso, c'è che ad ogni spiacevolezza, ad ogni frustrazione, mi si gonfia il clitoride di rabbia repressa, rosso come una prugna rossa, e mi masturbo con furia e senza rispetto nei cessi di qualunque posto.
né piangere né venire mi danno alcun sollievo, alcuna soluzione.
martedì 25 gennaio 2011
le donne che hanno uomini le vedo alle fermate dell'autobus.
hanno qualcosa che non mi appartiene, a parte l'uomo,
una morbidezza, una curvatura, una sensualità.
io ho solo voglia di cazzo,
e di conversazioni,
e di desiderio non adulterato dalle convenzioni dell'accoppiamento, dalla piaga dei bisogni e dai rituali del compiacimento.
hanno qualcosa che non mi appartiene, a parte l'uomo,
una morbidezza, una curvatura, una sensualità.
io ho solo voglia di cazzo,
e di conversazioni,
e di desiderio non adulterato dalle convenzioni dell'accoppiamento, dalla piaga dei bisogni e dai rituali del compiacimento.
lunedì 24 gennaio 2011
In questa casa senza televisore, radio, internet, le giornate si chiudono con un libro, una luce, montare una lampada, guardare una pianta, un film.
In questa casa le giornate si chiudono con un respiro.
Accosto le persiane francesi, salgo la scala verso il mezzanino dove ritrovo un libro stropicciato e una notte agitata in cui infradicio le lenzuola di sudore e paura.
Mi sveglio con il mal di testa e una pelle liscia e rosa, occhiaie pesanti e grigie.
In questa casa le giornate iniziano con un caffè, aprire gli scuri verso il giardino muto, rami neri contro un cielo viola, il rombo degli aerei, le luci intermittenti, l'attesa del sole.
Un altro respiro, quello del mattino.
In mezzo continue decisioni, organizzare il tempo, strutturare le percezioni affinché siano registrabili ed esistano oggettivamente.
Se non facessi così, tra il respiro della sera e quello del mattino non ci sarebbe niente, nessuna inspirazione, nessuna espirazione, nessuna aspirazione.
Ieri ho quasi comprato Damnation di Bela Tarr. Poi mi sono ricordata che l'ultima volta che l'ho visto e ne ho scritto è successo qualcosa, una dolcezza che poi è sfumata.
E allora no, non voglio ricordare la dolcezza sfumata perché ancora non sono capace di separare la presenza dall'assenza.
Ed è un talento che non voglio acquisire.
Sono una vigliacca.
Vieni a picchiarmi.
In questa casa le giornate si chiudono con un respiro.
Accosto le persiane francesi, salgo la scala verso il mezzanino dove ritrovo un libro stropicciato e una notte agitata in cui infradicio le lenzuola di sudore e paura.
Mi sveglio con il mal di testa e una pelle liscia e rosa, occhiaie pesanti e grigie.
In questa casa le giornate iniziano con un caffè, aprire gli scuri verso il giardino muto, rami neri contro un cielo viola, il rombo degli aerei, le luci intermittenti, l'attesa del sole.
Un altro respiro, quello del mattino.
In mezzo continue decisioni, organizzare il tempo, strutturare le percezioni affinché siano registrabili ed esistano oggettivamente.
Se non facessi così, tra il respiro della sera e quello del mattino non ci sarebbe niente, nessuna inspirazione, nessuna espirazione, nessuna aspirazione.
Ieri ho quasi comprato Damnation di Bela Tarr. Poi mi sono ricordata che l'ultima volta che l'ho visto e ne ho scritto è successo qualcosa, una dolcezza che poi è sfumata.
E allora no, non voglio ricordare la dolcezza sfumata perché ancora non sono capace di separare la presenza dall'assenza.
Ed è un talento che non voglio acquisire.
Sono una vigliacca.
Vieni a picchiarmi.
venerdì 21 gennaio 2011
giovedì 20 gennaio 2011
non mi interessano le delizie della vita di coppia, bollette da pagare, vacanze da prenotare, i sacchetti per l'immondizia, scegliere le maniglie degli sportelli della cucina, il compleanno di tua madre
fondali di cartone, neve artificiale che brucia gli occhi.
se resto, dipende da quale libro hai letto, cosa pensi dei cani, come mi scopi
fondali di cartone, neve artificiale che brucia gli occhi.
se resto, dipende da quale libro hai letto, cosa pensi dei cani, come mi scopi
martedì 18 gennaio 2011
lunedì 17 gennaio 2011
c'è un uomo che mi guarda e come me guarda altre puttane.
sono una puttana anche io.
siamo puttane perché ci vede puttane.
stiamo sui trespoli, con le gambe aperte e la figa in vista.
lui passa, posa la mano su una figa, la copre, la protegge, la fa sua.
io vorrei essere l'unica figa che copre ma la sua mano non si ferma.
ne sento appena il calore mentre passa.
io resto lì, le gambe aperte, qualche pelo grigio, un vuoto davanti a un vuoto.
io vorrei essere l'unica puttana che sceglie perché non conosco la solidarietà femminile e lui ci ha reso tutte puttane.
io vorrei essere l'unica, ma sono una figa vecchia in un harem in rinnovamento continuo.
sono una puttana anche io.
siamo puttane perché ci vede puttane.
stiamo sui trespoli, con le gambe aperte e la figa in vista.
lui passa, posa la mano su una figa, la copre, la protegge, la fa sua.
io vorrei essere l'unica figa che copre ma la sua mano non si ferma.
ne sento appena il calore mentre passa.
io resto lì, le gambe aperte, qualche pelo grigio, un vuoto davanti a un vuoto.
io vorrei essere l'unica puttana che sceglie perché non conosco la solidarietà femminile e lui ci ha reso tutte puttane.
io vorrei essere l'unica, ma sono una figa vecchia in un harem in rinnovamento continuo.
lunedì 10 gennaio 2011
sabato 8 gennaio 2011
ultime ore prima di partire per l'istituto di rieducazione alla solidità.
ho paura, paura di me.
mi vengono in mente solo pecorecce metafore organiche di fiorellini e brine.
anche la polvere ha peso, materia, con il tempo sa incrostarsi e diventare dura.
sospesa come la materia oscura di cornelia parker ho desiderio del pavimento freddo.
ho paura, paura di me.
mi vengono in mente solo pecorecce metafore organiche di fiorellini e brine.
anche la polvere ha peso, materia, con il tempo sa incrostarsi e diventare dura.
sospesa come la materia oscura di cornelia parker ho desiderio del pavimento freddo.
giovedì 6 gennaio 2011
martedì 4 gennaio 2011
è come perdere un braccialetto a cui tenevo davvero.
ma se ci tenevo davvero perché l'ho perso?
perché non sono stata più attenta?
e quando l'ho perso?
prima l'avevo e adesso non l'ho più.
e non c'è niente da fare, per riparare, per ritrovare.
perso.
era una cosa bella, una cosa di valore, la guardavo, era mia, era bella.
adesso l'ho persa, la troverà qualcuno che non saprà capirne il valore, forse sì, non so, non credo.
era mia, aveva valore, l'ho persa. come? quando?
se ci tenevo davvero, forse non la perdevo.
o forse sono davvero un'imbecille a cui non si può affidare niente di valore.
ma se ci tenevo davvero perché l'ho perso?
perché non sono stata più attenta?
e quando l'ho perso?
prima l'avevo e adesso non l'ho più.
e non c'è niente da fare, per riparare, per ritrovare.
perso.
era una cosa bella, una cosa di valore, la guardavo, era mia, era bella.
adesso l'ho persa, la troverà qualcuno che non saprà capirne il valore, forse sì, non so, non credo.
era mia, aveva valore, l'ho persa. come? quando?
se ci tenevo davvero, forse non la perdevo.
o forse sono davvero un'imbecille a cui non si può affidare niente di valore.
sabato 1 gennaio 2011
il primo gennaio siamo tutti astrologi, tutti àuguri.
tutti esperti dei desideri altrui di cui ci appropriamo per poi restituirli: "tante buone cose per l'anno nuovo".
io sono il ladruncolo che ho incontrato in treno che chiedeva l'elemosina con il viso triste da bambino immigrato dell'est mentre la sua mano bastarda si infilava nella mia borsa per rubare
tutti esperti dei desideri altrui di cui ci appropriamo per poi restituirli: "tante buone cose per l'anno nuovo".
io sono il ladruncolo che ho incontrato in treno che chiedeva l'elemosina con il viso triste da bambino immigrato dell'est mentre la sua mano bastarda si infilava nella mia borsa per rubare
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