oggi faccio più fatica di ieri che sembravo un furetto.
oggi non è comodo sentirsi schiacciata dal peso di aspettative e di voglie che non hanno nome, né volto e nemmeno so se sono mie.
mi hai tenuto per mano e mostrato che non mi conosco come credo, forse per niente.
sono piena di pezzi e comportamenti che ho accumulato come un esoscheletro, pezzi che non sono miei, che mi hanno tenuta insieme.
io sono sotto, dentro. non mi vedo troppo bene, mi sento ovattata.
allora tendo l'orecchio. strizzo gli occhi.
non ho paura perché voglio avere paura, è la giusta distanza per vedere qualcosa. presbiopie.
però verso sera m'impolvero, m'impasto e diventa difficile ascoltarmi, vedermi.
allora mi spavento.
intorno a casa mia ci sono rovi pieni di occhietti che aspettano di diventare more nere e aspre.
lunedì 31 gennaio 2011
sabato 29 gennaio 2011
mi butto addosso agli uomini, alle cose, come una valanga al disgelo: inconsapevolmente, egoisticamente, ciecamente.
ma poi siete così duri o forse è la velocità.
non trovo mai quello che cerco.
sarebbe utile imparare a tenere gli occhi aperti, godermi lo schianto, essere curiosa, mirare alla pancia non alla testa, avere paura davvero.
ché nell'incosciente non c'è negazione
e non ho voglia di essere saggia, perché saggia è un bel nome per vigliacca moralista del cazzo e il cazzo non se la merita, la morale.
forse un altare
ma poi siete così duri o forse è la velocità.
non trovo mai quello che cerco.
sarebbe utile imparare a tenere gli occhi aperti, godermi lo schianto, essere curiosa, mirare alla pancia non alla testa, avere paura davvero.
ché nell'incosciente non c'è negazione
e non ho voglia di essere saggia, perché saggia è un bel nome per vigliacca moralista del cazzo e il cazzo non se la merita, la morale.
forse un altare
venerdì 28 gennaio 2011
è giunto il momento di tirare fuori dal cassetto le cavigliere del kathakali.
anche se le ho comprate dai pakistani in spiaggia in liguria e non sono del kathakali.
anche se le ho comprate dai pakistani in spiaggia in liguria e non sono del kathakali.
specchio, specchio delle sue brame, dimmi chi è la più bella del suo reame che io almeno possa confezionarmi un abito di quella misura, passare le ore migliori della mattina a decidere come pettinarmi per piacergli, cosa dire per farlo parlare, come respirare per farlo sorridere e poi sentirmi vuota e stupida prima di addormentarmi la sera
giovedì 27 gennaio 2011
tu che m(i)spii(h)
la mia paura è che ogni passo a cercarmi è un passo a perdermi o a trovarmi e non so dire la differenza.
siamo entrambe curiose ma io ho bisogno di sentirmi abbracciata da dietro per tendere le mani verso il mondo
let it burn through you if it's the light of truth
la mia paura è che ogni passo a cercarmi è un passo a perdermi o a trovarmi e non so dire la differenza.
siamo entrambe curiose ma io ho bisogno di sentirmi abbracciata da dietro per tendere le mani verso il mondo
let it burn through you if it's the light of truth
mercoledì 26 gennaio 2011
tra i vantaggi di questo piangere molto, c'è che mi vengono gli occhi verdi come quando faccio bene l'amore.
tra gli svantaggi di questo nervo scoperto che sono adesso, c'è che ad ogni spiacevolezza, ad ogni frustrazione, mi si gonfia il clitoride di rabbia repressa, rosso come una prugna rossa, e mi masturbo con furia e senza rispetto nei cessi di qualunque posto.
né piangere né venire mi danno alcun sollievo, alcuna soluzione.
tra gli svantaggi di questo nervo scoperto che sono adesso, c'è che ad ogni spiacevolezza, ad ogni frustrazione, mi si gonfia il clitoride di rabbia repressa, rosso come una prugna rossa, e mi masturbo con furia e senza rispetto nei cessi di qualunque posto.
né piangere né venire mi danno alcun sollievo, alcuna soluzione.
martedì 25 gennaio 2011
le donne che hanno uomini le vedo alle fermate dell'autobus.
hanno qualcosa che non mi appartiene, a parte l'uomo,
una morbidezza, una curvatura, una sensualità.
io ho solo voglia di cazzo,
e di conversazioni,
e di desiderio non adulterato dalle convenzioni dell'accoppiamento, dalla piaga dei bisogni e dai rituali del compiacimento.
hanno qualcosa che non mi appartiene, a parte l'uomo,
una morbidezza, una curvatura, una sensualità.
io ho solo voglia di cazzo,
e di conversazioni,
e di desiderio non adulterato dalle convenzioni dell'accoppiamento, dalla piaga dei bisogni e dai rituali del compiacimento.
lunedì 24 gennaio 2011
In questa casa senza televisore, radio, internet, le giornate si chiudono con un libro, una luce, montare una lampada, guardare una pianta, un film.
In questa casa le giornate si chiudono con un respiro.
Accosto le persiane francesi, salgo la scala verso il mezzanino dove ritrovo un libro stropicciato e una notte agitata in cui infradicio le lenzuola di sudore e paura.
Mi sveglio con il mal di testa e una pelle liscia e rosa, occhiaie pesanti e grigie.
In questa casa le giornate iniziano con un caffè, aprire gli scuri verso il giardino muto, rami neri contro un cielo viola, il rombo degli aerei, le luci intermittenti, l'attesa del sole.
Un altro respiro, quello del mattino.
In mezzo continue decisioni, organizzare il tempo, strutturare le percezioni affinché siano registrabili ed esistano oggettivamente.
Se non facessi così, tra il respiro della sera e quello del mattino non ci sarebbe niente, nessuna inspirazione, nessuna espirazione, nessuna aspirazione.
Ieri ho quasi comprato Damnation di Bela Tarr. Poi mi sono ricordata che l'ultima volta che l'ho visto e ne ho scritto è successo qualcosa, una dolcezza che poi è sfumata.
E allora no, non voglio ricordare la dolcezza sfumata perché ancora non sono capace di separare la presenza dall'assenza.
Ed è un talento che non voglio acquisire.
Sono una vigliacca.
Vieni a picchiarmi.
In questa casa le giornate si chiudono con un respiro.
Accosto le persiane francesi, salgo la scala verso il mezzanino dove ritrovo un libro stropicciato e una notte agitata in cui infradicio le lenzuola di sudore e paura.
Mi sveglio con il mal di testa e una pelle liscia e rosa, occhiaie pesanti e grigie.
In questa casa le giornate iniziano con un caffè, aprire gli scuri verso il giardino muto, rami neri contro un cielo viola, il rombo degli aerei, le luci intermittenti, l'attesa del sole.
Un altro respiro, quello del mattino.
In mezzo continue decisioni, organizzare il tempo, strutturare le percezioni affinché siano registrabili ed esistano oggettivamente.
Se non facessi così, tra il respiro della sera e quello del mattino non ci sarebbe niente, nessuna inspirazione, nessuna espirazione, nessuna aspirazione.
Ieri ho quasi comprato Damnation di Bela Tarr. Poi mi sono ricordata che l'ultima volta che l'ho visto e ne ho scritto è successo qualcosa, una dolcezza che poi è sfumata.
E allora no, non voglio ricordare la dolcezza sfumata perché ancora non sono capace di separare la presenza dall'assenza.
Ed è un talento che non voglio acquisire.
Sono una vigliacca.
Vieni a picchiarmi.
venerdì 21 gennaio 2011
giovedì 20 gennaio 2011
non mi interessano le delizie della vita di coppia, bollette da pagare, vacanze da prenotare, i sacchetti per l'immondizia, scegliere le maniglie degli sportelli della cucina, il compleanno di tua madre
fondali di cartone, neve artificiale che brucia gli occhi.
se resto, dipende da quale libro hai letto, cosa pensi dei cani, come mi scopi
fondali di cartone, neve artificiale che brucia gli occhi.
se resto, dipende da quale libro hai letto, cosa pensi dei cani, come mi scopi
martedì 18 gennaio 2011
lunedì 17 gennaio 2011
c'è un uomo che mi guarda e come me guarda altre puttane.
sono una puttana anche io.
siamo puttane perché ci vede puttane.
stiamo sui trespoli, con le gambe aperte e la figa in vista.
lui passa, posa la mano su una figa, la copre, la protegge, la fa sua.
io vorrei essere l'unica figa che copre ma la sua mano non si ferma.
ne sento appena il calore mentre passa.
io resto lì, le gambe aperte, qualche pelo grigio, un vuoto davanti a un vuoto.
io vorrei essere l'unica puttana che sceglie perché non conosco la solidarietà femminile e lui ci ha reso tutte puttane.
io vorrei essere l'unica, ma sono una figa vecchia in un harem in rinnovamento continuo.
sono una puttana anche io.
siamo puttane perché ci vede puttane.
stiamo sui trespoli, con le gambe aperte e la figa in vista.
lui passa, posa la mano su una figa, la copre, la protegge, la fa sua.
io vorrei essere l'unica figa che copre ma la sua mano non si ferma.
ne sento appena il calore mentre passa.
io resto lì, le gambe aperte, qualche pelo grigio, un vuoto davanti a un vuoto.
io vorrei essere l'unica puttana che sceglie perché non conosco la solidarietà femminile e lui ci ha reso tutte puttane.
io vorrei essere l'unica, ma sono una figa vecchia in un harem in rinnovamento continuo.
lunedì 10 gennaio 2011
sabato 8 gennaio 2011
ultime ore prima di partire per l'istituto di rieducazione alla solidità.
ho paura, paura di me.
mi vengono in mente solo pecorecce metafore organiche di fiorellini e brine.
anche la polvere ha peso, materia, con il tempo sa incrostarsi e diventare dura.
sospesa come la materia oscura di cornelia parker ho desiderio del pavimento freddo.
ho paura, paura di me.
mi vengono in mente solo pecorecce metafore organiche di fiorellini e brine.
anche la polvere ha peso, materia, con il tempo sa incrostarsi e diventare dura.
sospesa come la materia oscura di cornelia parker ho desiderio del pavimento freddo.
giovedì 6 gennaio 2011
martedì 4 gennaio 2011
è come perdere un braccialetto a cui tenevo davvero.
ma se ci tenevo davvero perché l'ho perso?
perché non sono stata più attenta?
e quando l'ho perso?
prima l'avevo e adesso non l'ho più.
e non c'è niente da fare, per riparare, per ritrovare.
perso.
era una cosa bella, una cosa di valore, la guardavo, era mia, era bella.
adesso l'ho persa, la troverà qualcuno che non saprà capirne il valore, forse sì, non so, non credo.
era mia, aveva valore, l'ho persa. come? quando?
se ci tenevo davvero, forse non la perdevo.
o forse sono davvero un'imbecille a cui non si può affidare niente di valore.
ma se ci tenevo davvero perché l'ho perso?
perché non sono stata più attenta?
e quando l'ho perso?
prima l'avevo e adesso non l'ho più.
e non c'è niente da fare, per riparare, per ritrovare.
perso.
era una cosa bella, una cosa di valore, la guardavo, era mia, era bella.
adesso l'ho persa, la troverà qualcuno che non saprà capirne il valore, forse sì, non so, non credo.
era mia, aveva valore, l'ho persa. come? quando?
se ci tenevo davvero, forse non la perdevo.
o forse sono davvero un'imbecille a cui non si può affidare niente di valore.
sabato 1 gennaio 2011
il primo gennaio siamo tutti astrologi, tutti àuguri.
tutti esperti dei desideri altrui di cui ci appropriamo per poi restituirli: "tante buone cose per l'anno nuovo".
io sono il ladruncolo che ho incontrato in treno che chiedeva l'elemosina con il viso triste da bambino immigrato dell'est mentre la sua mano bastarda si infilava nella mia borsa per rubare
tutti esperti dei desideri altrui di cui ci appropriamo per poi restituirli: "tante buone cose per l'anno nuovo".
io sono il ladruncolo che ho incontrato in treno che chiedeva l'elemosina con il viso triste da bambino immigrato dell'est mentre la sua mano bastarda si infilava nella mia borsa per rubare
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