domenica 10 ottobre 2010

Non voglio rassicurazioni e non ne offro.
Da me non ti verrà mai la pacca sulla spalla, la negazione del tuo male e della tua piccolezza, il complimento bugiardo anche quando sincero, che impicca perché nega il diritto ad essere marci, stronzi, fetenti. Desiderati e marci. Voluti e marci. Senza compromessi, senza condizioni.

L'ansia di chi cerca bellezza e sollievo in ogni cosa, in ogni curva e retta del mondo e di se stesso mi fa orrore, una prigione francese del diciottesimo secolo con ratti e blatte mi pare un sollievo al confronto. Io sono merda e ne vado fiera. Sono fiera di avere abbandonato ogni coscienza e bisogno di stare dentro questo insaziabile nirvana in cui non esistono nemmeno più le parole, le idee per descrivere e raccogliere la purezza e l'onestà dello sguardo che non nega la notte, la lama, i muchi, lo sperma, che non chiede permesso, né perdono.

Non ho bisogno dei sogni banali e imposti da chi mi vuole china, piegata in immondi e immensi sforzi quotidiani per raggiungere cosa? Piacermi allo specchio? Piacermi quando parlo? Farmi piacere il convenzionale o l'anti-establishment? Non me ne frega un cazzo di essere accettata, è un ragionamento da trogloditi, da primitivi, conformista, enormi infinite gigantesche stronzate con le quali mi rassicuravo una volta, che hanno bruciato più ore inutili di quante non ne abbia bruciate guardare House tutte le sere.

Da me non ti verrà mai una rassicurazione. Se vuoi venire qui a vomitare io mi siedo nel tuo vomito e insieme lo celebriamo. Questo te lo posso dare. Questo te lo voglio dare. È un tuo diritto.

Io voglio lo stupore nei miei occhi, la meraviglia che c'è dentro di te, il tuo desiderio della mia devianza.

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