martedì 30 novembre 2010

sto male.
sto male per la disonestà.
la disonestà delle finte troie, delle ninfette che sognano di fare seghe segrete con le manine fredde, delle apprendiste del porno borghese come distrazione dal precariato e dalla retorica di annozero.
della sodomia come fantasia erotica da villetta a schiera, blocchetto terracielo, box auto, cane, gatti, lettiera smerdata.

sono una troia onesta ma una donna disonesta.

mi coli dagli occhi, dal naso, dalla bocca.
la tua pelle è l'estensione delle mie dita tese.
strappami le calze dove sono bagnate.
ho voglia di cazzo.
ho voglia di crocifiggerti.
ho voglia di pisciarti in bocca.
ho voglia della tua lingua.

domenica 28 novembre 2010

trovo il coraggio di scomparire ed infilarmi tra le pieghe della tua giornata, tra lo sbadiglio e la voglia di caffè sospesa sulla tua lingua, nello spazio sottile tra il pavimento freddo e i tuoi piedi, tra la fessura e la chiave, tra la pelle sottile del tuo collo e la sciarpa, nelle onde delle tende gialle, nel respiro.

trovo il coraggio di volere questo libro, questo sogno, questa fatica, questa attesa, questa presa, questa lasciata, il tuo andare e venire, la tua goccia, il tuo pezzo di lego.

trovo il coraggio di essere visibile, di essere molle, di essere quello che sono adesso, una ragazzina spaventata.

venerdì 26 novembre 2010

dove vado, senza di te?
cosa sono, se non mi guardi?
concetto aereo, distillato ed evanescente insieme, vapore di pelle evaporata, cispe degli occhi, avanzi di lacrime, piedi lunghissimi dal collo alto che si sporge sulle punte per baciarti, accrocchiata e incosciente, trapestio di ossa e di pelle sottile e scollata.

I'm in a fantasy
I wanna be your little lady
Won't you be my big daddy

mercoledì 24 novembre 2010

il cervello è progettato per avere risposte razionali, cause ed effetti.
è la fonte di tutte le bugie, di tutti i mali, la ricerca di ragione sempre e comunque.
l'assurdo e l'errore sono il paradiso in cui germogliamo.
le mani aperte, lasciare andare.

martedì 23 novembre 2010

non sono insonne. è che non voglio dormire.
mi rifiuto di tirare la saracinesca su un giorno, un altro, che ho consapevolmente e con cura monastica tenuto vuoto da ogni senso di compiutezza.
ho paura che a dormire arriverà l'orrore di un domani mattina di attese mancate, promesse fallite, piani giocattolo.
a certi giochi sono brava. la tortura dell'insipido, del latte diluito. il disappagamento.

allora? hai fatto?
no


non è un'insonnia attiva. non faccio niente.
resto sdraiata sul letto come se fosse pietra, scomoda, vestita, accaldata, sporca, il ventre pieno di schiuma gialla e frutta secca masticata male, le sopracciglia strappate a ciuffi, a buchi, rattrappita, assonnata, sospesa, fluttuante, dispersa, inerte.
non voglio fare nulla. ho paura di muovermi. anche il più piccolo movimento, comunicherebbe all'universo di atomi caldi e assonnati in questa stanza che puzza di vernice, che oggi è finito, che domani.

hai fatto?
no.
perché?
non lo so, domani faccio, oggi faccio. tutto.

(10 anni, la stessa frase, ogni mattina)

mi alzo. apro la finestra. mi piace ascoltare il rumore del traffico.
e della lavatrice. vorrei dormire felice, stanca, dentro la tua lavatrice.

domenica 21 novembre 2010

mi piango addosso, è una cosa insopportabile. giro intorno a un buco o forse intorno a niente, ma qualcosa che non capisco deve farmi una paura infantile e ventrale se devo torturarmi come mi torturo per evitare di alzare lo sguardo, aprire una pagina, scrivere una parola, guardare in una direzione, avanti, indietro, domani, ieri non fa differenza.
c'è stato un momento breve, ho saputo starci a mano con la paura e con lui.
c'è stato un momento in cui ho chiuso gli occhi e sono venute le immagini, la luce gialla, dio.

so che verresti, che verrai tu, a dirmi di vedere la distanza che separa l'impaurita dall'imparata, di contare gli anni tra le due.

so che verresti anche tu, che verrai, a dirmi che me li sono inventati questi niente, questi buchi, questi laghi freddi, ma ormai sono vivi e sono veri e sono altri da me o anche no ma comunque sono, stanno, impongono. Levinas diceva la morte.
l'altro, la morte, la bellezza. la paura.
una volta mi piaceva. adesso passo le notti a guardare grey's anatomy.

io non so come cominciare a fare questa cosa, a camminare questa strada, la strada di casa

giovedì 18 novembre 2010

quando è successo?
gli scoiattoli si sono trasformati in ratti magri e spaventati, gli autobus sono diventati rifugi mobili per il rancido dei barboni e il cunicolo dalle pareti di cemento in cui mi muovo si è ristretto.
sono spuntate convessità e ruvidità che richiedono contorsionismi flessuosi a cui non sono pratica.
mi muovo e mi faccio male. non posso stare ferma perché il cunicolo si sta stringendo. mi faccio male ad ogni passo, o quasi e quando è "quasi" mi fermo e respiro e spavento.

l'unica sensazione che mi ricorda che ho una materialità è la testa che sbatte contro le pareti di cemento di questo cunicolo stretto che è il mio giorno.

sabato 13 novembre 2010

che cosa va fatto?
questo va fatto.
aprire le gambe, mostrare la parte molle.
lasciarsi guardare dai tuoi occhi scuri.
lasciarsi mangiare dai tuoi denti bianchi.
questo va fatto.
lasciare le nostre parole abbandonate a fare sesso sopra le nostre teste mentre noi stiamo, vincolati a terra sotto le luci al neon ed i soffitti alti che ci premono al suolo.
le parole sopra le nostre teste fanno sesso e ballano tarante.
questo va fatto.
aprire le dighe ai vostri fiumi di bellezza.

lunedì 8 novembre 2010

lettore che provieni dal social network denominato friendfeed, benvenuto.
adesso sei invitato a tornare nella caverna di rutti liberi da cui sei originato.
addio

venerdì 5 novembre 2010

ho amputato i miei secondi fini.
sono ancora più spiacevole.
sono una melma senza sensi.
ho una pelle ruvida e appiccicosa, le parole che ascolto ci scorrono sopra, non sento niente. sono chiusa in un armadio in qualche stanza di qualche appartamento in una città in un paese, ma non so più quale. la strada cancellata.
sembro malleabile ma sono solo lontana. sto svanendo.
la mia voce cinica e rabbiosa e non rassegnata che mi raccontava della necessità di fare e di vedere e di capire, che mi chiamava alle armi, in città e tra la gente, all'aria e nelle strade. distante. vento caldo, fiacca, fanghiglia.
ho paura. mi manco.
o forse sono solo stanca.
non ho niente da dire.
scrivo solo per non avere delle statistiche da terzo mondo della blogosfera.
vado a preparare un'altra notte sudata e insonne.
mi sembra di respirare merda.

martedì 2 novembre 2010

una foglia non lo sa quanto ci mette a cadere
ma io ingiustamente glielo dico lo stesso
troppo poco, troppo, il tempo giusto
è sempre il tempo mio
quello della foglia non esiste

lunedì 1 novembre 2010

chi cazzo è arturo bandini?

si chiede la voce del popolo che, essendo la voce del popolo e non gli occhi del popolo, parla ma non legge, non legge nessuna forma di letteratura né classica né moderna né conformista né alternativa e soprattutto non legge nulla la cui lettura richiederebbe un tempo più lungo del tempo richiesto da una sditalinata media, tempo che può essere anche lungo se hai problemi di erezione del clitoride, troppo pelo, il lubrificante sbagliato ma pur sempre di sditalinata si tratta.
non legge la voce del popolo, né ha mai letto né mai leggerà per non alterare l'equilibrio da giocoliere che porta una scopa appoggiata sul mento e una in culo, applausi grazie, se leggesse si farebbe uomo, donna, ma non legge .
non legge e conserva con cura quotidiana la sua apolitica ignoranza da mauriziocostanzoshow, non legge e persegue con apolitica cura carlorosselliana, il suo ruolo di idolo culturale per fertili ed eleganti e apolitiche trentenni che venti anni fa, all'età di dieci anni, sognavano di farsi impregnare da uno qualunque dei take that e oggi sono sposate con l'uomo migliore del loro bacino di utenza a volte piccolo a volte molto piccolo a seconda che abbiano fatto la laurea triennale in sede o fuori sede ma con rientro nel weekend per la birra con le amiche al pub a programmare il matrimonio in chiesa anche se non credono ma c'è comunque un'entità superiore, sono sposate, fidanzate, in convivenze di fatto con uomo-migliore-del-loro-bacino-di-utenza che oggi lavora in banca, è architetto, è avvocato, gestisce una cooperativa editoriale, è disoccupato, precario, presente difficile, passato difficile, futuro difficile, e le impregna il sabato sulla lavatrice e la domenica dopo la visita ai suoceri o futuri tali e prima della rota al canile comunale a pulire la merda dei cani nelle settimane pari e della rota all'apolitica sede della sinistra radicalizzata nelle settimane dispari, escluso il natale e l'ultima settimana del mese che c'è il mercatino dell'antiquariato fotografico ceramico, e a volte anche prima del concerto del sabato sera di musica alternativa e apoliticamente scorretta in un locale della fascia emiliano-romagnola o dell'hinterland milanese che segue il sabato pomeriggio di spingere il carrello tra gli scaffali dell'equosolidale o a leggere autori giapponesi o qualcosa comprato da feltrinelli dove comprano anche musica dagli scaffali della musica delicata ed emozionante.

chi cazz'è Arturo Bandini.

vado a masturbarmi fino all'insorgere della demenza senile.
le onde sono inutili e inevitabili.