mercoledì 29 settembre 2010

Stamattina mi hanno svegliato i vicini che fanno lavori sul tetto. Gli ho urlato qualcosa dal balcone e mentre ero lì fuori ho visto una fila di lampioni spegnersi in lontananza. Prima era buio, poi si sono spenti i lampioni ed era chiaro, giorno.

Quando stavo con E. ero una foglia accartocciata, paralizzata come uno scheletro di ragno agghiacciato sul davanzale, vuota, riempita di rabbia e insulti. Le mattine con lui mi mancano, mi manca quella sicurezza del disastro, della demolizione, mi manca il suo corpo forte e caldo che si sveglia accanto a me anche quando mi rifiutava. Era una giustificazione, un senso, una direzione. Era senso.

Il dono che mi ha fatto E. è avermi dimostrato con certezza che preferisco una relazione di merda con un uomo straordinario piuttosto che una relazione felice e senza attrito con un uomo senza ispirazione. Preferisco menarmi con un uomo colto e intelligente, anche se fascista, piuttosto che andare d’accordo con un uomo noioso. Per avere e trattenere l’uomo che desidero sono disposta a vendermi, mascherarmi. Questo è il mio male, il mio bambino. So quali sono i vantaggi di questo tranello. So quali sono i costi.

Voglio che le sirene mi portino a loro. Voglio che tu mi racconti come un romanzo.

giovedì 9 settembre 2010

In questi ultimi mesi ho successo con i semi di avocado.
Per anni, di tutti quelli che ho coltivato non ne è germogliato uno.
Gli ultimi tre, invece, tutti.
Li tengo due o tre giorni in un bagno amniotico, tiepido e buio.
Poi li pugnalo nel fianco coriaceo e bruno con tre stuzzicadenti e li abbandono in un vaso di terra zuppa d'acqua.
Dopo due o tre settimane la nascita.
Uno spuntone di radice dal culo e uno spuntone di tronco dalla testa. Diritti.
Come certi pensieri saggi, certe idee che durano e guidano.
Come gli uomini che hanno resistito al dolore senza seccarsi, senza farsi pagliacci, giullari.
Al supermercato stamattina volevo comprare la colonia baby johnson. Avevo bisogno di qualcosa di innocente per spazzare via il ricordo del sogno lesbo splatter in cui fuggivo da una gangbang di braccia mozzate e fiotti di sangue. Mi rifugiavo in una stanza vuota, solo una sedia e D.R. che a fine agosto mi aveva preso per mano camminando alle Zattere.