lunedì 24 gennaio 2011

In questa casa senza televisore, radio, internet, le giornate si chiudono con un libro, una luce, montare una lampada, guardare una pianta, un film.
In questa casa le giornate si chiudono con un respiro.
Accosto le persiane francesi, salgo la scala verso il mezzanino dove ritrovo un libro stropicciato e una notte agitata in cui infradicio le lenzuola di sudore e paura.
Mi sveglio con il mal di testa e una pelle liscia e rosa, occhiaie pesanti e grigie.

In questa casa le giornate iniziano con un caffè, aprire gli scuri verso il giardino muto, rami neri contro un cielo viola, il rombo degli aerei, le luci intermittenti, l'attesa del sole.

Un altro respiro, quello del mattino.
In mezzo continue decisioni, organizzare il tempo, strutturare le percezioni affinché siano registrabili ed esistano oggettivamente.
Se non facessi così, tra il respiro della sera e quello del mattino non ci sarebbe niente, nessuna inspirazione, nessuna espirazione, nessuna aspirazione.

Ieri ho quasi comprato Damnation di Bela Tarr. Poi mi sono ricordata che l'ultima volta che l'ho visto e ne ho scritto è successo qualcosa, una dolcezza che poi è sfumata.
E allora no, non voglio ricordare la dolcezza sfumata perché ancora non sono capace di separare la presenza dall'assenza.
Ed è un talento che non voglio acquisire.
Sono una vigliacca.
Vieni a picchiarmi.

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